Berlino. Oggi ha pure nevicato. E mentre quella poca neve che ho visto solo dalla finestra nel nostro seminterrato scendeva DFK ci raccontava il dietro le quinte di questo e di altri festival del cinema.
Berlinale. Il mercato, lo chiamano così. A vedere gli stand ancora vuoti, pronti alle masse di produttori e distributori che dopodomani accoreranno dai 4 angoli del vecchio continente, si direbbe che questo è proprio un mercato. Simile a quello di Via Caledonia che ben conosco.
Così come a Bologna in una manciata di vie ogni mattina si riuniscono ortofrutticoli, macellai, pescivendoli ad esporre la loro merce alle massaie, qui da giovedì arriveranno produttori di film, cortometraggi e fiction per la tv carichi di sceneggiature e DVD, nella speranza che distributori di piccoli e grandi paesi trovino nei loro film gli ingredienti giusti alle programmazioni che hanno in testa per le sale che gestiscono. Thriller, commedie e film d’animazione si mescolano nei miei pensieri di oggi ai pomodori ramati e alla mozzarella di bufala che ogni tanto andavo a cercarmi nel viuzze adiacenti a Piazza Maggiore. Mi prendevo il mio tempo, chiedevo ai venditori come secondo loro avrei dovuto preparare la cena e soprattutto acquistavo sperando che ai miei ospiti sarebbe poi piaciuta la cena. Allo stesso modo vedo muoversi i responsabili delle varie distrubuzioni grandi e piccole, alla ricerca degli ingredienti giusti per il loro pubblico. È il mercato del cinema. Quello che il pubblico non vede, ma senza il quale non arriverebbero le pellicole belle e quelle brutte nelle nostre sale.