In passato ho sperimentato l’importanza di saper dire di no. Non è sempre facile. Fa paura dir di no: “e se poi ho perso un’occasione?”. Delle volte mi trovavo davanti ad un problema più o meno grande e arrivava l’idea: la prima idea. Pareva la soluzione perfetta, quella che in quattro e quattr’otto – perché non c’ho pensato prima?! – risolveva il problema. La fortuna (o un barlume di saggezza, chi lo sa?) ha voluto che prima di metterla in pratica prendessi del tempo, la lasciassi sedimentare. E così veniva a galla che sovente quella che sembrava essere la trovata geniale si rivelava essere unicamente la più facile. Sicuramente non la migliore. Riflettendoci, confrontandomi con qualcuno, chiedendo consiglio, avrei probabilmente trovato un’altra idea, forse più complessa, difficile, ma migliore. E anche se fossi tornato all’intuizione iniziale sarei stato felice di aver preso in considerazione altre possibilità.

Fra pochi giorni in Svizzera saremo chiamati a votare su alcune iniziative importanti per il nostro futuro, quello delle nostre famiglie, dei nostri figli, nipoti, degli amici di oggi, di quelli di una volta e di quelli futuri. E io dirò NO principalmente a due temi in votazione. Brevemente, mi soffermo sul primo, poi arriverà l’altro.

Al “risanamento del tunnel autostradale del San Gottardo” dirò di NO. No alla proposta di realizzare un secondo tubo. Intendiamoci, a prima vista mi è parsa una soluzione ovvia, la migliore per permettere il risanamento necessario, aumentare la sicurezza stradale di quel traforo che non amo attraversare, snellire il traffico e saldare il legame sociale ed economico fra Ticino e resto della Svizzera. Poi ho cercato di documentarmi, ho provato ad ascoltare e lasciato passare un po’ di tempo. Mi sono convinto che NO, quella che ci viene proposta è solo “la prima soluzione”, non la migliore. Altre sono possibili. Ci si chiede di approvare una decisione affrettata dettata (forse) da altri scopi; una soluzione che avrà effetto contrario rispetto a quel che si prefigge perché inviterà più automobilisti e autotrasportatori a percorrere una strada più snella e succulenta e di conseguenza più inquinata, rumorosa e meno sicura; una soluzione che ridarà vigore al trasporto su gomma nelle trattative nazionali e internazionali attenuando così di molto il potenziale politico, sociale ed economico positivo che il nuovo asse ferroviario AlpTransit porta con sé; una soluzione che sposta l’attenzione dal reale problema a un altro molto meno urgente e per il quale i promotori stessi del progetto hanno recentemente ammesso esistere possibili soluzioni alternative. E si potrebbe aggiungere che forse il problema del traffico in Ticino non è al Gottardo ma in entrata e uscita dagli agglomerati. E si potrebbe aggiungere che investire nel secondo tubo potrebbe togliere fondi ad altre opere più lungimiranti e importanti. E si potrebbe aggiungere che forse il risanamento è l’occasione giusta per proporre nuovi modelli, visioni per tutta la politica dei trasporti di merci e persone. E…

Il futuro è tutto da scoprire. Io credo che vada affrontato con idee e soluzioni nuove, immaginato con la creatività e la tecnologia di domani per un mondo da lasciare ai nostri nipoti di dopodomani. Mi piace la gente che propone “idee utili da divulgare” (TED) e investirei tempo e denaro in idee ora. Pensare a scambi culturali, commerciali, economici e sociali fra il nord e il sud delle Alpi che permettano di ridurre l’impatto sul clima in un territorio già martoriato, accrescendone sicurezza, qualità di vita e sostenibilità: di questo genere di idee necessitiamo. Be’, se non si fosse capito io domenica 28 febbraio dirò NO a soluzioni nate vecchie applicate a problemi del futuro e che, per di più, non sono ancora stati messi veramente a fuoco.