Sento quotidianamente discorsi provinciali di chiusura fisica e mentale qui in Ticino e ciò che più mi preoccupa è che questi si sono trasformati in azione politica. Verso nord e verso sud.

Secondo alcuni, oltr’Alpe non ci capiscono e se ne fregano dei nostri problemi, da meridione vogliono solo rubarci il lavoro e portare criminalità. Facciamo gli sceriffi del far west e difendiamo il nostro territorio con speroni e pistola: la legge sono io. Poi viene inaugurato il tunnel del Monte Ceneri, di cui primi fra tutti godremo noi, in Ticino, e fatichiamo a ricordare che se oggi AlpTranist è una realtà lo dobbiamo un po’ a noi, certo, ma anche e soprattutto a Berna e a chi nel canton Jura, a Sciaffusa o Glarona, a partire dal 1994 ha più volte votato a favore di un’idea visionaria e del suo finanziamento senza trarre particolari vantaggi personali da tale decisione. Il traforo, poi, lo dobbiamo soprattutto a chi l’ha scavato: principalmente minatori italiani da Sicilia e Valtellina.

Voglio ricordarmelo oggi, quando nei media e sui social i bravi siamo stati noi, i ticinesi. Mi auguro che questa inaugurazione sia d’auspicio per una visione aperta verso nord e sud, per un’apertura che ci permetta di sfruttare ogni vantaggio umano, ambientale, sociale ed economico che il traforo del Monte Ceneri e di tutto il sistema AlpTransit portano con sé.

Queste foto le ho scattate con Riccardo, un minatore che nel 2015 ebbi il privilegio di poter seguire durante i lavori di scavo assieme al fonico Carlo Moretti.

Qui il post su di lui il giorno della caduta del diaframma nel 2016 → Riccardo

Qui sotto invece un omaggio al San Gottardo e al rapporto che abbiamo con questo massiccio, da sud a nord, che ho realizzato nel 2016 partendo unicamente da immagini d’archivio in occasione dell’inaugurazione del traforo del San Gottardo appunto. Scritto con Alessandro De Bon. → maggiori dettagli