Mister T (www.pipczynski.ch), che ci ha detto che possiamo chiamarlo Pip, e noi così l’abbiamo chiamato, abita in un paesino dell’Oberland bernese, taca sü na brüga, i fiori e i sacchi di patate selfbedinung. C’ha lo studio al piano terra in una villeta super mega, con dentro due o tre pianoforti, un hammond e una vecchia tastiera, la fisarmonica, tutto pulitissimo e spolverato ma “appoggia tutto dove vuoi” – serviti con Apflesaft e due theremin: una, quella classica – la scatola nera con l’antenna e la barra del volume.
Blog
Istanbul – Salonicco
C’era il confine. Uzunköprü si chiama l’ultimo avamposto turco. L’altro, in Grecia, non sono riuscito a decifrarlo. Di notte. Il fiato del capostazione che sapeva di taverna. Poi solo neve, come una tormenta lungo i fianchi del treno.
Brain Storming, nel vero senso della parola: paranoia
Ho appena finito di leggere il giornale di oggi, 6 febbraio 2008. Mi sono sparato tutti i commenti e le opinioni riguardo alla vicenda di Locarno (a futura memoria: la brutale morte di un giovane di 22 anni preso a calci da 3 suoi coetanei durante il carnevale venerdì notte).
Se dovessi fare un film su questa vicenda vorrei metterci dentro forse non so magari sì i pensieri che mi assalgono or ora:
Incontro in stazione
Ieri verso le 16.00 sono approdato alla stazione di Zurigo. Di domenica pomeriggio, in questo periodo, l’Haupt Bahnhof di Zürich è affollata di omini con sci in spalla, scarponi ai piedi e giacche hi-tech che solo gli zurighesi possono permettersi. Eh sì, perché qui dalla città a sciare ci si va in treno.
Comunque, volevo scendere nella “città sotto alla stazione” a prendere il pane per la cena mix. colazione quando, all’imbocco delle scale mobili per scendere nel sottosuolo, mi ritrovo una bicicletta a metà strada fra il superaccessoriato e il cancello. Una mappa dell’Europa sul manubrio, 4 zaini neri attaccati ai lati, un piccolo rimorchio con quella sembra essere una tenda e uno specchietto retrovisore. A raddrizzare i raggi di quel mezzo un ragazzo nero con i dred corti corti. Sulla bici una bandierina nera gialla e verde con la scritta “www.incredible-ethiopia.com“.
In the Valley of Elah
Nella valle di Elah Golia sfidò Davide. Non aveva paura. Sapeva che solo vincendo la sua paura l’avrebbe sconfitto. E così fu. Nella valle di Elah Paul Haggis sfidò i film predigeriti, i film “ti dico quello che sai già così stai tranquillo”, i dialoghi filosofia dei poveri che funziona sempre “il mondo bianco e nero e non tutti i neri sono omaccioni cattivi lo sai!?”, i film ammerigani che solo se c’hai la volpe del ventesimo secolo arrivi nelle sale di tutto il mondo!
Paul Haggis non voleva sconfiggere nessuno, solo farsi sentire da qualcuno. E oggi al Lumière me lo son visto Nella Valle di Elah.
Lettere da Bologna
Sono tornato a Bologna, ci ho vissuto quattro anni ed era un anno che non ci passavo. Ivan, il mitico libraio della Libreria Cinema Teatro Musica di Via Mentana mi ha subito chiesto “come hai trovato la città?”. Mi sarei potuto fermare alla prima impressione, ovvero a quella delusione provata durante la mia passeggiata per Piazza Maggiore, un luogo dove seduto sulle gradinate della Basilica di San Petronio passavo ore a leggere e che ora è transennata, circondata da barriere di ferro che precludono l’avvicinarsi alla chiesa e quindi lo star seduti in piazza a vedere il mondo che passa. È “anti-terrorismo” dicono i carabinieri all’entrata (blindata) del San Petronio.
Coffee & Mathematics
Carissimi, eccomi dopo tanto tempo! Oggi non risponderò ad una domanda del Nico, ma vi racconterò una cosa che semplicemente non potevo trattenermi dallo scrivere, dato il posto dove sono seduto proprio adesso, e dato il titolo del nostro blog…
Per mantenere un po’ la suspence comincerò con il dire che il periodo relativamente lungo di silenzio è stato anche dovuto al mio trasferimento oltreoceano: per un po’ sarò a Berkeley, California. E il fatto è che qui, al bordo del campus universitario, c’è il “Caffè Strada” con la sua terrazza circondata dalla siepe e ombreggiata dagli alberi. E sulla terrazza tanti tavolini – ed è su uno di questi che è appoggiato il mio PC mentre scrivo.
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Colonna alla cassa del supermercato
Nicc: A me piace far la spesa. Non lo shopping, per quello proprio sono un disastro. La spesa. Mi diverte passare dal supermercato prima di andare a casa per prendere pane fresco e qualche mini-leccornia da cucinarmi la sera. C’è un aspetto della spesa che trovo poco divertente: la colonna alla cassa. Non mi piace stare imbambolato con i miei 2 metri d’altezza fra bambini che piangono perché vogliono le caramelle appese sopra al tappeto scorrevole della cassa ad aspettare il mio turno. Nulla contro l’attesa, non mi stresso. Ma ammetto di sentire il bisogno di uscire al più presto. A questo punto però il dubbio che mi strugge da tempo: al supermercato è meglio puntare diretto alla cassa dove attendono pochi clienti ma con carrelli stracolmi o è più efficace scegliere la cassa con tante persone incolonnate ognuna con pochi prodotti nel cestino? Cosa ti dice la matematica? Puntualmente io riesco a scegliere la cassa sbagliata, e mentre attendo vedo sfilare uno dopo l’altro gli altri clienti accanto a me… Ema, aiutami tu. Grazie, Nicc.
Ema: Ah! la coda alla cassa… E chi non ha mai desiderato ardentemente una ricetta segreta per imbroccare la coda giusta? Chi non ha mai guardato con aria di sufficienza gli automobilisti fermi nella colonna accanto, mentre la propria colonna, anche se impercettibilmente, si muove?
E quella indicibile, atavica sete di sangue che ci assale mentre vediamo che la coda alla cassa accanto sfila con ritmo regolare, mentre la signora davanti a noi ha preso il limone senza metterci il codice a barre, ed ha voluto tornare a prendere la seconda confezione di carta da cucina dopo aver visto che era in azione 2×1, e alla fine paga 67,65 tutto rigorosamente in monetine.
Oggi un gruppetto di amici ha girato un cortometraggio. Mi hanno chiesto di recitare una parte. Mi dovevo far picchiare. E oggi – quindi – mi sono fatto picchiare. Tutta finzione, tranquilli, ma cavoli una volta nella vita mi è piaciuto un sacco prenderle! Non che io sia per la violenza, anzi, manco so cos’è! Ma finché si rimane nello sfogo viscerale di ormoni e musicolatura…
Forse è come la storia dell’ombrello (vedi il post dell’11 agosto “Dilemma“), che ne so io da che parte stanno i buoni?
clicca sulla fotografia per vedere tutti tutti i lividi!
V per Vendetta
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Negli ultimi mesi mi sono spesso trovato a discutere di “diritti vs. internet”. Lo dico subito: io sono per la libertà più totale sul web e nell’informatica tutta. Sono per l’open source, sono per la possibilità di acquisto di musica senza lucchetti DRM, sono per il Creative Commons, sono per lo scambio di informazioni, capacità, conoscienze, perché sono convinto che sia il modo migliore per uscire con un briciolo di libertà da questo mondo “paranoico”.
Ho letto un libro assolutamente esaustivo in questo senso. Grazie all’amico Maks che me l’ha regalato: Il futuro delle idee, di Lawrence Lessig (Feltrinelli, 2006). Lo consiglio a tutti!
Così come vi consiglio questo breve articolo de Il disinformatico, pubblicato sul sito di Rete Tre (radio svizzera). Un articolo che non illustra il problema nella sua integrità, ma che ci aiuta a capire l’altra faccia di una medaglia.
Come nel film V per Vendetta, ci fanno credere che per la nostra sicurezza dobbiamo privarci dei nostri diritti, e noi a testa bassa diciamo di sì e ci chiudiamo in casa… Alla faccia di chi l’ha descritto come film per ragazzini…

