Schwarzenburg, 20 settembre 2006
Chi ha fatto il militare lo sa: le giornate in grigio-verde sono spesso contraddistinte da lunghe attese. Un libro, il cruciverba (oggi il Sudoku), una pallina di gomma che rimbalza un po’ ovunque, chiunque cerca di rendere queste attese se non utili, almeno gradevoli. In questi giorni a farmi compagnia, che fosse seduti nel camion in attesa che si partisse o appollaiati sotto a un albero in attesa della cena, c’era Emanuele Delucchi, per gli amici “delüch”. Lui è un matematico. Benchè lo conosca da parecchio tempo credo di non aver mai avuto l’occasione, prima di oggi, di porgli alcune domande riguardo alla matematica. Che cosa è la matematica? Cosa sta dietro alla “risoluzione dei problemi”? Cosa spinge a cercare di sviluppare teorie da assiomi sempre nuovi? (tra l’altro: cos’è un assioma?) E ancora, perchè lo stesso oggetto visto da un matematico, da un fisico, da un ingegnere e da me sono quattro cose diverse?
Dopo tanto chiacchierare provo a chiede a Emanuele se ha voglia di scrivere qualche cosa sul blog. Vorrei provare a porgli delle semplici domande, a fare una non-intervista, che duri nel tempo. Una sorta di chiacchierata senza spazio ne tempo (esistono lo spazio e il tempo?) che possa permettere a me e a chi avrà voglia di leggere di tanto in tanto questa nuova sezione del blog di scoprire un mondo assolutamente creativo e fantastico: la matematica.

Grazie a Emanuele che scrive e grazie ai grandi della matematica che – come credo scopriremo meglio leggendo il blog – hanno permesso agli uomini di vedere il mondo con occhi diversi, di vedere oltre a ciò che conosciamo.

11 settembre 2006

11 settembre 2001.

Se almeno sapessi il nome di quella marcia funebre. Scoppiai a piangere come un bambino quando la banda militare si mise a suonare.
Quel giorno, come oggi, stavo prestando servizio militare, era la mia scuola reclute. Avevo appena perso un amico. Viste le circostanze potrei dire di averlo perso “sul campo”, su un’autostrada, a quell’ampia curva che sta fra l’uscita Lyss-Süd e Lyss-Nord dell’autostrada A6.

In questi grigi giorni mi tornano spesso alla mente quei momenti di 5 anni fa. No, non quelli dell’incidente, degli interrogatori della polizia, del cappellano militare che ci da la notizia alla quale non volevo credere, di quella prima notte in camerata con quel letto vuoto, della rabbia e dell’amore che in quell’evento ha legato tutti noi 13 del gruppo rimasti a soffrire. Mi tornano alla mente i momenti più intimi e devastanti, silenziosi che precedettero il funerale in pompa magna. L’ultimo saluto a quella vita che se ne andò presto, a quella vita che mi lasciò giusto il tempo di farsi conoscere e che poi ci lasciò qui soli, dopo 3 mesi passati a mangiare nello stesso piatto e ad arrabbiarci per gli stessi ordini senza senso, a ridere per le stesse battute infilate fra un “attenti” e il successivo riposo. Arriva quando meno te l’aspetti, la morte. E l’impressione è che non si sia mai approfittato abbastanza della vita.

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Salam Alaikum!

Pochi minuti fa ero per i vicoli che mi riportano a casa dalla cineteca. Non direi triste, ero annoiato più che altro. Tediato da una tesi che mi obbliga un poco al paraocchi sul mondo. Comunque, ero per i viottoli e il caldo pesava sulla mia leggera noia. Passo davanti “ai pachistani” (qui a Bologna vengono definiti così i negozietti con generi alimentari di prima necessità aperti giorno e notte solitamente gestiti da pachistani, iraniani, giordani, siriani, egiziani… e forse c’è qualche uzbeko sposato con donna di origine turkmena), vedo uno splendido frigorifero ordinatamente riempito con bevande zuccherate che fanno male alle ossa, decido di entrare, apro la “scatola della frescura”, estraggo una lattina contenente acqua sporca all’aroma di tè sintetico e vado alla cassa. Vi trovo due sorridenti donne con velo attorno al capo che mi danno il benvenuto e mi dicono che sono 70 ct..
Ho imparato poco meno di un mese fa alcune parole di arabo. Mi ha affascinato. Quindi, pago e – una volta ricevuto il resto – dico:
– “Shukran!” –
Loro scoppiano a ridere.
– “Afuan!” – mi rispondono sorridendo.
Esco con un ghigno stampato sul viso. Racconto subito questo aneddoto alla mia manu, che era con me quando ho imparato le mie prime parole di arabo.
Ed ora sono felice.
Inshallah, se Dio vuole, prima o poi lo imparo bene.

L’arabo su Wikipedia.org

Zurigo vs. Cairo

Zurigo, Svizzera

Tre giorni fa contrattavo il prezzo per il taxi che mi avrebbe portato per le intricate e caotiche vide del centro del Cairo con un autista che di inglese sapeva solo “ok”. In macchina, sul cruscotto, era stesa una moquette rosa e sopra appoggiati con un ordine tutto loro alcuni amuleti, un neon a forma di cuore iper-kitch e il corano. Per arrivare a destinazione, nel brulicante e chiassoso downtown della capitale egiziana, gli ho dovuto mostrare la cartina e fare segno, perchè stava sbagliando strada…

Oggi sono uscito dall’appartamento zurighese del mio amico Ponz, che mi ha ospitato per la notte, ho fatto quattro passi nel verde cittadino ascoltando gli la pioggerella fine sulle foglie e poi, sempre nel bel mezzo del boschetto pultio, ho perso un’ascensore che mi ha portato sotto terra, dove passa il tram. Una moderna stazione sotterranea, essenziale: quattro insegne molto chiare grazie alle quali è impossibile perdersi, una panchina squadrata, il distributore automatico di biglietti, la piantina della città con la rete dei mezzi pubblici di trasporto e una musica leggera di sottofondo, a rompere il silenzio dei presenti.

Mi piace qui così come mi piace al Cairo. Oggi forse però un po’ ho malinconia di quel tassista, di quel sorriso sdentato, di quel suo indicarci, ad un certo punto del tragitto, un distributore di benzina, chiedendoci se volevamo pagargli il pieno…

Cannabis

Ogni tanto mi chiedo se per davvero il mondo non abbia preso a girare al rovescio.

Ieri ero sul treno che mi ha riportato a casa. Tutti sanno, soprattutto chi ne fa uso, che portare sostanze stupefacenti illegali da una parte all’altra di un confine di Stato non è cosa da farsi. Se il doganiere di turno te la becca addosso sei nella merda.

Da anni passo il confine Italia-Svizzera più spesso di quanto mi cambi i calzini e di perquisizioni da parte dei doganieri ne ho viste molte. Non mi era mai capitato però di essere seduto a fianco di qualcuno che veniva colto con i suoi bei 5 grammi di “fumo” in tasca. A questo punto, mi direte voi, ci saranno stati i doganieri brutti tutti imbronciati e cattivi cattivi e il consumatore giulivo di sostanze della felicità tutto nella cacca impaurito da ciò che poteva succedergli. È così che uno pensa funzioni, no?

Cannabis, by DtMF-KingEbbene, il mondo credo proprio giri al contrario. Ciò che ho visto si può riassumere più o meno così: due doganieri Svizzeri, incuriositi dalla carta d’identità ridotta a carta da gabinetto di un viaggiatore italiano, lo perquisiscono e gli scoprono senza difficoltà 5 grammi di roba buona. Lui che dice che è per uso personale. I doganieri che gli dicono che è comunque illegale ma che non succede nulla di grave. Lui si lamenta perché già oggi l’hanno fermato due volte i poliziotti Italiani e che “è stufo”. Poi, continua: “però i poliziotti italiani non me l’hanno trovata!”. Intanto i doganieri si informano sulle generalità dell’uomo e gentilmente gli dicono che deve comunque scendere brevemente a Lugano per fare un piccolo rapporto e per il sequestro dei 5 grammi. Lui si arrabbia perché sta andando a Zurigo e dice che non ha voglia di scendere. Allora, i doganieri lo tranquillizzano dicendogli che comunque potrà prendere il treno dell’ora dopo, che la faccenda durerà solo qualche minuti. E lui si arrabbia, perché non “ha voglia di scendere”… insomma, il discorso prosegue così, con i doganieri nella parte di quelli gentili e il garulo giovane facente utilizzo di belle sostanze indignato. Ma non dovevano essere i doganieri quei tipi brutti tutti cattivi con le manette e il ragazzo che si fuma i “pini” il povero ragazzino indifeso? Il mondo è bello quando gira un poco al contrario…
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